Eyes On Fire













Primo Capitolo



Tutti pensano che la mia vita sia perfetta.  Solo perché sono io a viverla, e non loro.
Il mio nome è Elisabeth Sparks.
Sono una giovane adolescente di soli diciassette anni, con una vita assolutamente, non perfetta.
Non sono molto femminile, ne estremamente bella.
Tipici occhi scuri, capelli scuri, belle chiarissima, altezza media, numero di piede nella norma.
Un sorriso spento e una vita monotona.
Finché non incontrai lui.


Quattordici settembre del duemilanove, un tipico lunedì, tralasciando il fatto che in quel giorno avrei iniziato il mio terzo anno di liceo.
Tutti sognano di frequentare un liceo americano, tutti desiderano farne parte, tutti tranne me.
Odio il mio liceo, troppi snob per i miei gusti.
D’altro canto, cosa ci si può aspettare da un gruppo di ricconi adolescenti californiani?
Tutti ovviamente tranne me. Già non sono californiana. Se per questo non sono neanche americana.
Provengo da Liverpool, in Inghilterra.
Vi chiederete come sono finita qui. Alcune volte me lo chiedo anch'io.
Colpa del nuovo marito di mia madre, classico quarantenne, ovviamente snob, californiano, dalla folta capigliatura bionda, occhi piccoli e azzurri, con fisico un po’ troppo allenato per i miei gusti. Infondo che ci posso fare se a mia madre piacevano così?
Che poi diciamo la verità, l’unico vero motivo per cui mia madre, anch'essa californiana, aveva sposato il povero Paul erano i soldi.
Fortuna che avevo preso tutto da mio padre.
Amavo mio padre.
Scomparve qualche anno fa, per un’incidente stradale. La cosa peggiore?
Io ero con lui in quella fottuta auto.
Dovevo morire io non lui, era una persona così adorabile..
Dire che mia madre non l’aveva mai meritato era un eufemismo.
Tipico inglese, alto, moro, occhi di un verde chiaro con sfumature sull'azzurro, e un comico pessimo.

Salii sulla mia ducati 500 nera e partii per la scuola.
Comico come riuscissi tranquillamente ad andare su una moto, ma avere il terrore di entrare in un auto.
Arrivai dopo alcuni minuti nel parcheggio della scuola, posteggiai la moto nel solito posto e mi diressi al bar per aspettare Alyssa, la mia migliore amica.
A Malibù non avevo molti amici, diciamo che non sono mai stata un tipo molto socievole.
«Upton! La prego miss si volti!» urlai verso la bionda.
Appena mi sentii si voltò di scatto verso di me.
Dire che era perfetta era un insulto.
Possedeva dei lunghi capelli biondi cenere, due occhi grandi e azzurri, e un sorriso splendente.
«Liz!» rispose venendomi incontro. Mi abbracciò dolcemente e mi lasciai scappare un sorriso.
«Mi sei mancata! » continuò per poi staccarsi da me.
Feci una smorfia per poi scoppiare a ridere.
«Anche tu stupida» risposi.
Sistemai la borsa sulla spalla, facendole un cenno con la testa e mi diressi nel cortile della scuola.
Mi raggiunse dopo poco e prendendomi a braccetto mi affiancò.
Se non avessi lei mi sentirei ancora peggio. Senza farmi vedere la guardai e sorridendo appoggiai la testa sulla sua spalla.

«Allora Liz, com’è stata l’estate?» mi chiese appoggiandosi con le spalle al suo armadietto, accanto al mio.
Aprii il mio e corrugai la fronte.
«Come se tu non lo sapessi.» dissi per poi ridere. Scoppiò a ridere con me, per poi stopparsi all’improvviso.
Cacciai il naso dall’armadietto e mi sporsi verso di lei.
«Ehi perché così improvvisamente seria? » chiesi ancora ridendo.
«Sta arrivando Evan.» disse solamente.
Sbuffai annoiata e chiudendo l’anta dell’armadietto,  incrociai gli occhi blu del mio ex.
«Buon giorno bella» disse aprendosi in un sorriso sghembo.
Inarcai il sopracciglio e per poco non gli tirai un pugno.
«Sparisci.» gli intimai dandogli le spalle e raggiungendo Aly.
O almeno ci provai.
Prima che potessi sfuggire mi afferrò dal polso e mi fece scontare con la schiena al suo petto.
Ebbi un brivido, non lo nego.
«Non ti libererai di me, stanne certa.» mi sussurrò all’orecchio.
«Va al diavolo.» risposi a denti stretti.
Mi liberai della sua stretta e raggiunsi finalmente Aly.
«Stai bene? » mi chiese.
Annuii e senza dire nulla entrai in classe.
Per fortuna c’era quella simpaticona della prof di Matematica.
Sbuffai maledicendo il giorno in cui ero nata e mi sedetti accanto ad Aly.

Le prime tre ore passarono velocemente e per mia sfortuna Aly era stata con me solo alla prima ora.
Ma per fortuna c’era l’ora pranzo.
Raggiunsi gli armadietti quasi di corsa e appena la vidi sospirai di sollievo.
«Ehi!» dissi riprendendo fiato. Rispose al mio saluto con un sorriso euforico, forse un po’ troppo.
«Ehm.. Aly ti senti bene? Sembri.. euforica, cioè più del solito.» dissi ridendo, posando i libri di biologia nell’armadietto.
«Si vede tanto? » disse quasi saltellando. Annuii alzando un sopracciglio.
«Che ti prende, si può sapere? » chiesi andando verso il cortile.
L’unica cosa positiva di quel posto era il perenne sole.
«Beh diciamo che ho incontrato il nuovo alunno, e che è un figo da paura.» disse con gli occhi a cuoricino.
Scoppiai a ridere per la sua espressione e mi beccai un’occhiataccia.
«Nuovo alunno? » chiesi. «Non ne sapevo niente» dissi prendendo posto, mentre lei prendeva il pranzo. Appena finì, tornò al tavolo e gli fregai la mela.
«Beh a dire il vero non lo sapevo neanch’io fino alla seconda ora. Comunque so solo che è figo, inglese, e di conseguenza ha un accento davvero sexy. » disse mordendosi il labbro.
«Ehi! Anch’io ho l’accento sexy. » risposi mettendo il broncio e mordendo la mela.
Alzò gli occhi al cielo e senza replicare, iniziò a mangiare la sua insalata verde.
Risi sotto i baffi, e annoiata mi guardai intorno.
Tutto così monotono, tutte quelle facce conosciute.. e poi lo vidi. Era li seduto su un muretto, lontano da tutti, intento a mangiare anche lui una mela. Dal mio punto riuscivo a vedere solo il suo profilo. Mascella squadrata, capelli color cioccolato, di un riccio morbido, tirati in dietro, spalle larghe e curve in avanti. Portava una semplice camicia a quadri bianca e rossa, aperta, con una maglia a girocollo bianca sotto, abbinate ad un paio di jeans stretti scuri e un paio di converse bianche. Come se si sentisse osservato alzò lo sguardo e ne rimasi folgorata. Quegli occhi, erano di un verde intenso, con piccole sfumature blu. Sentii mancarmi il respiro, e di scatto voltai la testa verso Aly.
«Ehi Liz, mi hai sentita? » chiese. «Eh? No scusa, non mi sento molto bene. » sussurrai con poca voce. Mi alzai di scatto dal tavolo e lanciando un ultimo sguardo verso il ragazzo scappai all’interno della scuola.
Diciamo che come primo giorno iniziavamo proprio bene.

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